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Fiat Freemont

La Freemont si potrebbe giudicare frettolosamente come una Dodge Journey ribrandizzata, ma gli interventi mirati della Fiat ne hanno fatto un’auto molto diversa. A Torino hanno rivoluzionato gli interni, ridisegnando la plancia e realizzandola con nuovi materiali di miglior qualità. Gli ingegneri hanno inoltre rivisto le sospensioni e la taratura dello sterzo, adattando il comportamento ai gusti della clientela europea. Su strada ciò si traduce in inserimenti in curva puliti, in una tenuta sincera e in una notevole stabilità, visti gli ingombri e la mole. Il risultato è una crossover che bada al sodo e che in circa 4 metri e 90 offre fino a sette posti veri (all’acquisto si poteva rinunciare alla terza fila ricevendo uno sconto di 500 euro), molti vani portaoggetti e tanto confort. Nel 2014, a circa tre anni dal lancio, la Fiat ha lanciato l’allestimento Cross, con un’allure resa più grintosa dalle protezioni in stile off-road (nella parte inferiore) e dai cerchi maggiorati.

I MOTORI
I turbodiesel di casa Fiat hanno praticamente monopolizzato il listino della Freemont in tutti gli anni di produzione, visto che la 3.6 a benzina è quasi introvabile. Il MultiJet di 2.0 litri da 140 CV, abbinato alla trazione anteriore e al cambio manuale, soddisfa buona parte delle esigenze sia di una famiglia, sia di chi macina tanti chilometri in autostrada. Solo in città, alla lunga, la frizione può impegnare un po’. La variante da 170 CV è più briosa ed è proposta anche con la trazione integrale e il cambio automatico, che si dimostra pratico seppure poco adatto a una guida brillante.

PRO E CONTRO
Il pregio principale della Freemont è la notevole abitabilità. Lo spazio abbonda in tutte le direzioni e anche l’eventuale terza fila offre una sistemazione che non è solo di fortuna. Un altro punto di forza è la modulabilità, con i sedili che possono essere configurati in oltre trenta modi diversi per adattarsi alle esigenze di viaggio. I freni, di contro, non brillano per potenza.
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