Daihatsu Feroza
Erede della Dahiatsu Rocky, la Feroza è stata presentata nel 1989 ed è rimasta in listino fino al 1998 con due varianti di carrozzeria, entrambe a tre porte. Questa fuoristrada giapponese è stata proposta infatti sia in versione soft top sia “resin top”. Nel primo caso gli esemplari sono dotati di una classica capote di tela. Nel secondo montano invece un tettuccio rigido asportabile diviso in due parti, una che scopre i soli posti anteriori e una che invece apre tutta la zona posteriore. Lunga poco meno di 3 metri e ottanta centimetri, compresa la ruota di scorta esterna, la Feroza può essere considerata un’antesignana delle moderne Suv compatte, in virtù di una certa vocazione urbana. L’abitacolo non ha finiture lussuose, ma la costruzione è comunque solida. Nel 1993 questa Daihatsu ha beneficiato di un leggero restyling, che ha riguardato soprattutto sul frontale.
I MOTORI
A differenza di quanto accaduto sul mercato americano, dove la Rocky è stata venduta con un ampio assortimento di motorizzazioni, nel nostro Paese la Daihatsu Feroza è stata proposta soltanto con il quattro cilindri 1.6 a benzina, a 16 valvole. Fino al 1994 si sono divise la scena una Feroza alimentata a carburatore, da 86 CV, e una a iniezione, da 95 CV, che ha monopolizzato l’offerta fino a quando la Feroza non è stata sostituita dalla Terios. Questa unità si disimpegna bene un po’ in tutte le situazioni, anche se i fuoristradisti si sono sempre lamentati della coppia massima erogata a un regime elevato. La Feroza è stata venduta con diverse tipologie di trasmissione, ovvero con trazione integrale Full-Time e con la più specialistica Part-Time, talvolta corredata anche di marce ridotte. Diversi esemplari protagonisti delle inserzioni ne sono però sprovvisti, poiché molti clienti all’epoca vi rinunciavano, per evitare la relativa sovrattassa introdotta in quegli anni. Per la versione Part-Time c’è comunque la possibilità di installare a posteriori il riduttore. Fra il 1992 e il 1993, Bertone utilizzò la Feroza come base per la sua Freeclimber 2, motorizzata con l’1.6 della ereditato dalla 316i e caratterizzata da carreggiate più larghe.
PRO E CONTRO
La Daihatsu Feroza è una vettura che sa sfoderare un’eccellente agilità negli spazi stretti, siano essi quelli dei centri storici delle città oppure quelli dei sentieri più impervi. Lontano dall’asfalto, la Feroza può far valere notevoli capacità off-road, garantite da sbalzi ridotti e angoli di attacco, di dosso e di uscita di tutto rispetto. Le dimensioni contenute si pagano però in termini di accessibilità e abitabilità. Raggiungere il divano posteriore non è semplicissimo e i due occupanti hanno a disposizione uno spazio solo discreto. Inutile aspettarsi grandi cose anche dal bagagliaio, peraltro difficile da sfruttare nei parcheggi più angusti a causa del portellone incernierato lateralmente. Su strada è bene guidare senza troppa irruenza, considerando il baricentro alto, la frenata un po’ lunga e l’assenza dei moderni controlli elettronici.
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I MOTORI
A differenza di quanto accaduto sul mercato americano, dove la Rocky è stata venduta con un ampio assortimento di motorizzazioni, nel nostro Paese la Daihatsu Feroza è stata proposta soltanto con il quattro cilindri 1.6 a benzina, a 16 valvole. Fino al 1994 si sono divise la scena una Feroza alimentata a carburatore, da 86 CV, e una a iniezione, da 95 CV, che ha monopolizzato l’offerta fino a quando la Feroza non è stata sostituita dalla Terios. Questa unità si disimpegna bene un po’ in tutte le situazioni, anche se i fuoristradisti si sono sempre lamentati della coppia massima erogata a un regime elevato. La Feroza è stata venduta con diverse tipologie di trasmissione, ovvero con trazione integrale Full-Time e con la più specialistica Part-Time, talvolta corredata anche di marce ridotte. Diversi esemplari protagonisti delle inserzioni ne sono però sprovvisti, poiché molti clienti all’epoca vi rinunciavano, per evitare la relativa sovrattassa introdotta in quegli anni. Per la versione Part-Time c’è comunque la possibilità di installare a posteriori il riduttore. Fra il 1992 e il 1993, Bertone utilizzò la Feroza come base per la sua Freeclimber 2, motorizzata con l’1.6 della ereditato dalla 316i e caratterizzata da carreggiate più larghe.
PRO E CONTRO
La Daihatsu Feroza è una vettura che sa sfoderare un’eccellente agilità negli spazi stretti, siano essi quelli dei centri storici delle città oppure quelli dei sentieri più impervi. Lontano dall’asfalto, la Feroza può far valere notevoli capacità off-road, garantite da sbalzi ridotti e angoli di attacco, di dosso e di uscita di tutto rispetto. Le dimensioni contenute si pagano però in termini di accessibilità e abitabilità. Raggiungere il divano posteriore non è semplicissimo e i due occupanti hanno a disposizione uno spazio solo discreto. Inutile aspettarsi grandi cose anche dal bagagliaio, peraltro difficile da sfruttare nei parcheggi più angusti a causa del portellone incernierato lateralmente. Su strada è bene guidare senza troppa irruenza, considerando il baricentro alto, la frenata un po’ lunga e l’assenza dei moderni controlli elettronici.
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