Alfa Romeo Brera
L’Alfa Romeo Brera è uno dei rari esempi di come le forme audaci di una concept car possano - a volte - giungere quasi immutate alla catena di montaggio. La sua linea ricalca, infatti, quella dell’omonimo prototipo presentato dall’Italdesign al Salone di Ginevra del 2002. Entrata in produzione alla fine del 2005, la vettura è rimasta sostanzialmente invariata fino all’uscita dal listino, avvenuta nel 2011. L’elemento più caratteristico è la coda arrotondata, mentre il frontale ricalca quello della 159, con il tipico scudetto Alfa al centro e due terzetti di fari ai lati. La plancia, a sua volta ripresa dalla 159, è ben fatta ma con i comandi secondari della climatizzazione posizionati piuttosto in basso. La Brera non è un semplice oggetto di design, da ammirare su un piedistallo: regala tante soddisfazioni nella guida ed è caratterizzata anche da un buon confort, anche se con i piccoli limiti tipici delle coupé. Il merito è delle raffinate sospensioni a ruote indipendenti, con quelle anteriori a quadrilatero e quelle posteriori a bracci multipli.
I MOTORI
Nonostante abbia avuto una carriera relativamente breve, la Brera è stata proposta con assortimento di motori piuttosto ampio. Sul fronte benzina, la maggior parte degli esemplari monta motori di origine General Motors. In particolare, ci sono un valido 2.2 da 185 CV con fasatura variabile delle valvole abbinato alla trazione anteriore e un grintoso 3.2 V6 da 260 CV, proposto con trazione integrale Q4 o trazione anteriore. Questo tipo di trasmissione è invece l’unica scelta per i pochi esemplari prodotti nell’ultimo periodo con l’italianissimo 1750 TBI - turbobenzina a iniezione diretta - da 200 CV. Le Brera turbodiesel montano invece un 2.4 JTDm da 200 o 210 CV, affiancato dal 2009 in poi da un 2.0 JTDm da 170 CV. Tra tutti, quello meno appagante è forse proprio il 2.4, che allunga bene ma è poco elastico ai bassi e accusa un’entrata in coppia abbastanza brusca.
PRO E CONTRO
Lo stile è sicuramente la principale motivazione d’acquisto dell’Alfa Romeo Brera. Il taglio del padiglione e della coda limitano però la visibilità in manovra e l’abitabilità, tanto che la zona posteriore può accogliere bene solo persone minute, oppure bambini. Migliore è la sistemazione per chi viaggia davanti, con un posto di guida molto studiato: la seduta bassa e il volante quasi verticale definiscono un’impostazione sportiva e solo in altezza i centimetri non abbondano, specie in presenza dello spettacolare tetto panoramico Sky Window. Una posizione del genere assicura un gran coinvolgimento nella guida e permette di godersi al meglio le ottime caratteristiche stradali di quest’Alfa, precisa e rigorosa tra le curve, oltre che sincera in tutte le condizioni. Solo la presenza sotto il cofano del motore turbodiesel 2.4 altera un po’ l’equilibrio generale: il peso elevato è infatti la causa di un sottosterzo piuttosto evidente. Promossi a pieni voti i potenti freni, che assicurano spazi d’arresto ridotti e si rivelano resistenti anche nell’uso intenso.
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I MOTORI
Nonostante abbia avuto una carriera relativamente breve, la Brera è stata proposta con assortimento di motori piuttosto ampio. Sul fronte benzina, la maggior parte degli esemplari monta motori di origine General Motors. In particolare, ci sono un valido 2.2 da 185 CV con fasatura variabile delle valvole abbinato alla trazione anteriore e un grintoso 3.2 V6 da 260 CV, proposto con trazione integrale Q4 o trazione anteriore. Questo tipo di trasmissione è invece l’unica scelta per i pochi esemplari prodotti nell’ultimo periodo con l’italianissimo 1750 TBI - turbobenzina a iniezione diretta - da 200 CV. Le Brera turbodiesel montano invece un 2.4 JTDm da 200 o 210 CV, affiancato dal 2009 in poi da un 2.0 JTDm da 170 CV. Tra tutti, quello meno appagante è forse proprio il 2.4, che allunga bene ma è poco elastico ai bassi e accusa un’entrata in coppia abbastanza brusca.
PRO E CONTRO
Lo stile è sicuramente la principale motivazione d’acquisto dell’Alfa Romeo Brera. Il taglio del padiglione e della coda limitano però la visibilità in manovra e l’abitabilità, tanto che la zona posteriore può accogliere bene solo persone minute, oppure bambini. Migliore è la sistemazione per chi viaggia davanti, con un posto di guida molto studiato: la seduta bassa e il volante quasi verticale definiscono un’impostazione sportiva e solo in altezza i centimetri non abbondano, specie in presenza dello spettacolare tetto panoramico Sky Window. Una posizione del genere assicura un gran coinvolgimento nella guida e permette di godersi al meglio le ottime caratteristiche stradali di quest’Alfa, precisa e rigorosa tra le curve, oltre che sincera in tutte le condizioni. Solo la presenza sotto il cofano del motore turbodiesel 2.4 altera un po’ l’equilibrio generale: il peso elevato è infatti la causa di un sottosterzo piuttosto evidente. Promossi a pieni voti i potenti freni, che assicurano spazi d’arresto ridotti e si rivelano resistenti anche nell’uso intenso.
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