Lada Niva

Lanciata nel lontano 1977, la Lada Niva non è più importata ufficialmente in Italia da qualche tempo, ma è ancora prodotta e c’è qualche commerciante che la propone tuttora. Sul mercato si trovano esemplari di tutte le epoche, oltre che di varie di varie fogge, comprese la cabriolet e una variante lunga a cinque porte. La Niva “doc” è però quella compatta a tre porte, che per certi versi può essere considerata l’antesignana delle moderne Suv. Ha infatti la capacità di unire la scocca portante a una dotazione tecnica da fuoristrada dura e pura, con tanto di differenziale posteriore bloccabile e marce ridotte. L’abitacolo ha un’abitabilità discreta in rapporto alle dimensioni compatte (la lunghezza non raggiunge i 380 cm) ma il confort di marcia è limitato, con rumorosità e scuotimenti difficili da digerire. Insomma, per sorvolare su certe inadeguatezze occorre uno spirito molto romantico.

I MOTORI
Tutte le Lada Niva più recenti montano un motore 1.7 da un’ottantina di cavalli alimentato a benzina o con doppia alimentazione benzina-Gpl. A fargli da spalla ci sono un cambio manuale con le ridotte e la trazione integrale. Andando più indietro nel tempo si trovano anche rari esemplari bifuel benzina-metano e altri a gasolio, spinti da una tranquilla unità 1.9 di derivazione Peugeot.

PRO E CONTRO
La Niva ha doti fuoristradistiche notevoli. Gli sbalzi corti, una buona altezza da terra e una trasmissione efficiente riescono a compensare la potenza ridotta e assicurano una mobilità sorprendente laddove finisce l’asfalto. In fondo, non bisogna dimenticare che nei primi anni ‘80 la Niva vinse anche tre Parigi-Dakar. Il rovescio della medaglia è rappresentato da una cura costruttiva approssimativa, da prestazioni complessivamente modeste e da un comportamento stradale che richiede correzioni continue attraverso uno sterzo poco preciso. Le dotazioni, infine, sono ridotte al minimo.
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